PROGETTO DI COOPERAZIONE NAZIONALE
P-ART: Una pietra sopra l’altra – Un’arte da custodire
BEST PRACTICES
Interventi della Comunità Montana Valle San Martino (1997-2007)
Gruppo di lavoro
Ecomuseo Val San Martino:
Fabio Bonaiti
Coordinatore
Elena Remondini
Amministrativo
STRADE DI PIETRA
A partire dal 1997, con finanziamento regionale (Azione approvata dall’Assemblea della Comunità Montana con delibera n. 22 del 29/07/1997 e beneficiaria di un importante contributo regionale totale pari a 226.000.000 delle vecchie lire) è stata attuata un’importante progettualità significativamente denominata “Strade di Pietra” che ha visto due specifici interventi dedicati alla manutenzione e conservazione di due percorsi pedonali storici “transfrontalieri”, rispettivamente la cosiddetta “Via del Pertüs” (dalla località Foppenico di Calolziocorte, situata nel fondovalle, sino all’ambito montano del Passo del Pertüs, nei Comuni di Calolziocorte e Carenno) e la “Strada di Valcava” (dal complesso di San Michele al Passo di Valcava nel Comune di Torre de’ Busi).
Nel relativo capitolato d’appalto si possono evincere alcuni elementi di sicuro interesse. Innanzitutto, si evincono le norme generali sui materiali, le opere, i componenti, i sistemi e l’esecuzione dei lavori e, in particolare, alla qualità dei materiali stessi da impiegare. Tuttavia, è nella relazione tecnica (Parte II – Prescrizioni tecniche) che possiamo ricavare una serie di precise indicazioni molto puntuali sui materiali elementari da impiegare e sulle modalità di esecuzione dei lavori. In questa sede, ai fini del presente lavoro, è bene soffermarsi sulle disposizioni relative alle pietre naturali, alla loro forma e dimensioni e alla lavorazione delle medesime (Capitolato d’appalto, art. 56) nonché alle murature con pietrame a secco (Capitolato d’appalto, art. 57):
Pietre naturali
“Le pietre naturali da impiegarsi nella muratura e per qualsiasi altro lavoro relativo alle opere comprese nell’appalto, non devono essere gelive, né igroscopiche o porose e di conseguenza non devono assorbire acqua per capillarità né disgregarsi sotto l’azione del gelo. Esse inoltre devono essere a grana compatta ed omogenea, senza difetti quali screpolature, venature, interclusioni di sostanze estranee, assenza di piani di sfaldamento, fenditure, cavità, ecc. È escluso l’uso di pietre di cappellaccio, argillose, marnose, nonché l’impiego di pietre disgregabili dall’azione dell’acqua corrente e degli agenti atmosferici in genere, delle pietre a struttura lamellare, di quelle erose da movimenti entro alvei o provenienti da rocce granulari anche se fortemente cementate. Le pietre, prima dell’impiego, devono essere accuratamente private di terra ed argilla occasionali”.
Forma, dimensioni, lavorazioni
“Le pietre naturali per pavimentazioni, con dimensione minima > 120mm. (grandi pietre naturali) hanno forma prismatica e superficie quadrata o rettangolare. Con dimensioni inferiore od uguali a 100 mm. (piccole pietre naturali), la forma è sempre cubica; per consentire la posa secondo linee curve, verrà in tal caso fornito anche un numero sufficiente di pietre a superficie trapezoidale. Le pietre naturali per pavimentazione vengono distinte, secondo la lavorazione, in due classi aventi le seguenti caratteristiche”:
1) Lavorazione delle pietre di classe I: la superficie superiore (a vista) dev’essere monocolore, il più possibile ortogonale alle superfici laterali ed a spigoli pieni. Sono tollerate cavità e sporgenze fino ad un massimo di 5 mm. La superficie inferiore (di appoggio) è a frattura grossolana (sbozzata) e (per le grandi pietre naturali) bugnata e approssimativamente parallela alla superficie a vista. Per le grandi pietre naturali, le superfici laterali devono essere il più possibile ortogonali alla superficie a vista, a frattura grossolana, ma lavorate in modo tale che le connessure non siano più larghe di 10 mm. Tra due superfici laterali contrapposte è ammesso uno scostamento massimo dalle superfici parallele alla distanza nominale (sotto angolatura) pari complessivamente a 20 mm., di cui non più di 15 mm. da un solo lato. Per le piccole pietre naturali le superfici laterali, sbozzate, devono essere il più possibile ortogonali alla superficie a vista. Tra due superfici laterali contrapposte è ammessa una sotto angolatura massima pari complessivamente a 15 mm., di cui non più 10 mm. da un solo lato;
2) Lavorazione delle pietre di classe II: la superficie superiore (a vista) dev’essere il più possibile ortogonale alle superfici laterali; la frattura grossolana; sono ammesse deficienze di colore nonché cavità e sporgenze fino ad un massimo di 10 mm. La superficie inferiore (di appoggio) è a frattura grossolana (sbozzata) e (per le grandi pietre naturali) bugnata e approssimativamente parallela alla superficie a vista. Per le grandi pietre naturali, le superfici laterali devono essere il più possibile ortogonali alla superficie a vista, a frattura grossolana, ma lavorate in modo tale che le connessure non siano più larghe di 15 mm. Tra due superfici laterali contrapposte è ammesso uno scostamento massimo dalle superfici parallele alla distanza nominale (sotto angolatura) pari complessivamente a 30 mm., di cui non più di 25 mm. da un solo lato. Per le piccole pietre naturali le superfici laterali, sbozzate, devono essere il più possibile ortogonali alla superficie a vista. Tra due superfici laterali contrapposte è ammessa una sotto angolatura massima pari complessivamente a 25 mm., di cui non più 15 mm. da un solo lato.
Pietre naturali per cordoli
“I cordoli in pietra naturale hanno forma prismatica con sezione rettangolare, con o senza superficie di invito. Le tolleranze sulle misure nominali sono pari a più o meno 3 mm. per la larghezza, e più o meno 10 mm. per l’altezza. Sono di seguito riportate le prescrizioni relative alla lavorazione delle superfici”.
Lavorazione dei cordoli
1) “Con larghezza 150 mm. e superfici bocciardate: le superfici di calpestio e d’invito ed i relativi margini laterali di 20 mm. devono essere bocciardati o lavorati con scalpello a punta larga. Le altre superfici laterali, anteriori, posteriori e la superiore, possono essere semplicemente sbozzate; sono tollerate cavità e sporgenze fino a 20 mm. Le superfici dei giunti trasversali devono essere rifinite ortogonalmente all’asse del cordolo per un’altezza di 180 mm. a partire dall’alto; inferiormente possono essere semplicemente sbozzate, con sotto angolature fino a 30 mm.”.
2) Con larghezza 150 mm. e superfici piane: le superfici di calpestio, la superficie laterale anteriore ed il margine superiore di 20 mm. della superficie laterale posteriore devono essere lavorati approssimativamente piani. La rimanente superficie laterale posteriore e la superficie inferiore possono essere semplicemente sbozzate; sono tollerate cavità e sporgenze fino a 20 mm. Le superfici dei giunti trasversali devono essere rifinite ortogonalmente all’asse del cordolo per un’altezza di 150 mm. a partire dall’alto; inferiormente possono essere semplicemente sbozzate, con sotto angolature fino a 30 mm.”.
Murature
“La muratura in pietrame procederà a filari allineati e per strati orizzontali di conveniente altezza coi piani di posa e di assetto normali alle superfici viste. Nelle strutture soggette a spinta, con particolare riguardo a quelle destinate al sostegno di terre, le pietre dovranno essere disposte successivamente ed alternativamente di punta e di fianco ed in ogni caso in modo tale da ottenere una massa muraria legata in tutti i versi assicurando comunque il perfetto collegamento di entrambi i paramenti col corpo intero della muratura medesima. Gli altri generi di muratura possono essere eseguiti disponendo successivamente ed alternativamente una pietra trasversale (di punta) dopo ogni due pietre in senso longitudinale, allo scopo di ben legare la muratura anche nel senso della grossezza. In tutte le murature di pietrame si eviterà la ricorrenza di giunti verticali almeno tra due strati consecutivi di muratura. Di conseguenza le speciali murature di cui sopra non potranno mai essere costruite a sezioni verticali complete. Le pietre delle migliori qualità e maggiori dimensioni tra quelle ammannite per la costruzione delle murature, dovranno essere riservate per la costruzione dei relativi paramenti, e conseguentemente adattate con il martello e con la punta affinché le facce di posa e di combaciamento dei singoli pezzi in opera siano a contatto con la profondità indicata per ciascun tipo di muratura senza l’uso di scaglie. All’innesto dei muri da costruirsi in tempo successivo, dovranno essere lasciate opportune ammorsature in relazione al materiale impiegato”.
Muratura in pietrame a secco
“Le murature in pietrame a secco dovranno essere eseguite con pietre ridotte con il martello alla forma più che sia possibile regolare ed a spigoli vivi con speciale riguardo ai piani d’assetto, restando assolutamente escluse quelle di forma rotonda od aventi superfici tondeggianti e comunque fortemente irregolari. Nell’interno della muratura si farà uso delle scaglie soltanto per appianare i corsi e riempire gli interstizi tra pietra e pietra. Resta pertanto vietato l’impiego di scaglie nelle strutture di paramento. A richiesta della Direzione dei lavori od in relazione a quanto altrimenti prescritto, vi si dovranno eseguire anche opportune feritoie regolari e regolarmente disposte, anche in più ordini, per lo scolo delle acque, senza che l’impresa possa pretendere compenso alcuno. Tutte le murature a secco destinate ad opere di particolare importanza, quali muri di sostegno, ecc. e comunque non destinate ad avere una speciale copertura in calcestruzzo cementizio, in muratura di malta cementizia od in conci squadrati, dovranno risultare coronate con lastroni di pietra perfettamente combacianti nei giunti. I piccoli muretti a secco di consolidamento terre o paraterre dovranno essere coronati con lastroni di pietra di spessore uniforme. L’onere per la lavorazione dei suddetti paramenti e coronamenti, qualora non fosse altrimenti disposto nell’elenco dei prezzi unitari che fa seguito, è a totale carico dell’appaltatore, il quale non potrà pertanto avanzare pretese o diritti di sorta”.
RIPRISTINO E VALORIZZAZIONE
DELLA VIABILITA’ STORICA
interventi per la tutela e la sicurezza
del turismo montano
In un arco cronologico compreso tra il 2000 e il 2007, l’allora Comunità Montana Valle San Martino (oggi riconfigurata in unione con la Lario Orientale) ha intrapreso un significativo percorso di interventi di ripristino e valorizzazione della viabilità storica (interventi per la tutela e la sicurezza del turismo montano). Nelle banche dati, conservate presso l’Ufficio tecnico competente, è stata possibile una ricognizione delle azioni promosse dall’Ente grazie ai finanziamenti messi a disposizione da Regione Lombardia tramite la legge nr. 10 del 29/06/1998 “Disposizioni per la valorizzazione, lo sviluppo e la tutela del territorio montano” tra la fine degli anni Novanta e nel corso degli anni Duemila, per circa un decennio.
Di seguito l’elenco cronologico degli interventi attuati che ha sicuramente comportato, ove previsto e/o possibile, la sistemazione, o il ripristino, di muri a secco e acciottolati nel territorio dei vari comuni dell’alta Val San Martino (con interventi per la fruizione in sicurezza dei sentieri montani):
Anno 2000:
Sistemazione sentiero Somasca–La Folla nel Comune di Vercurago;
Strada agro-silvo-pastorale di collegamento alle frazioni montane e acquedotto Carenno-Pertusino-Montebasso-Cà d’Assa;
Strada agro-silvo pastorale di collegamento alle frazioni Tegiola e Urida nel Comune di Torre de’ Busi;
Completamento strada agro-silvo-pastorale di Nesolio nel Comune di Erve.
Anno 2001:
Strada Grassello nel Comune di Erve;
Strada Beviungio-Spinada nel Comune di Carenno;
Collegamento per Forcella Bassa nel Comune di Carenno;
Strada Ceresole-Foppe nel Comune di Torre de’ Busi;
Anno 2002:
Sentiero Cappelletta del Corno nel Comune di Erve;
Sentiero per Nesolio nel Comune di Erve;
Sentiero La Piazza nei Comuni di Carenno e Torre de’ Busi;
Anno 2003:
Sistemazione sentiero per Nesolio nel Comune di Erve;
Opere di completamento sentiero Beviungio-Spinada nel Comune di Carenno;
Anno 2004:
Sentiero pedonale di collegamento al nucleo di Nesolio nel Comune di Erve -Dalla relazione di progetto definitiva/esecutiva a cura del geom. Paolo Benvenuti e dell’ing. Stefano Perucchini (giugno 2004, PISL): “Le opere in progetto prevedono la sistemazione e la messa in sicurezza di un tratto della mulattiera di cui sopra, in particolare si deve ripristinare il piano di calpestio con riposizionamento delle pietre smosse, ripristino dei tratti di muro in pietra a secco crollati, rifacimento del cordolo di valle e rifacimento dei gradini deteriorati. I materiali saranno reperiti in loco a mantenere la stessa tipologia esistente, i muri saranno in pietra reperita in loco con paramento interno in calcestruzzo armato. I gradini saranno come quelli esistenti realizzati in pietra lavorata a mano e fissata alla base con calcestruzzo non visibile all’esterno. Il progetto prevede inoltre la sistemazione della parte alta del sentiero che arriva al centro di Nesolio dalla parte ovest, le opere in oggetto sono quelle di allargamento del sentiero e costruzione di muri di sostegno sempre in pietra a vista con paramento interno in calcestruzzo. Verrà sostituito e montato ove necessario il parapetto di protezione con elementi verticali e traverse orizzontali in legno, con formazione plinti in calcestruzzo a garantire la stabilità della struttura”.-
Anno 2005:
Strada Valle dei Cornelli nel Comune di Carenno;
Strada Portola–Piudizzo nel Comune di Monte Marenzo;
Sentiero storico della valle del Gallavesa nel Comune di Vercurago;
Strada di Fontanelli e Sentiero Papa Giovanni XXIII nei Comuni di Cisano Bergamasco e Caprino Bergamasco;
Anno 2006:
Completamento percorso per utenza ampliata di collegamento tra il passo del Pertüs e il centro visitatori del P.L.I.S. della C.M. IV Lotto;
Opere di completamento della viabilità in località la Folla nel Comune di Vercurago;
Anno 2007:
Collegamento ai nuclei rurali abitati di Via Erola nel Comune di Calolziocorte;
Sistemazione e messa in sicurezza della viabilità locale nelle frazioni di Boccio e Colle di Sogno nel Comune di Carenno;
Lavori di miglioramento della viabilità locale Via tre Fontane e Colombera di Sotto nel Comune di Cisano Bergamasco.
Il caso Sopracornola
frazione del comune di Calolziocorte
a cura di Fabio Bonaiti, Coordinatore Ecomuseo Val San Martino
Fra il 2001 e il 2003, in occasione della pubblicazione di un volume dedicato alla frazione montana di Calolziocorte, ovvero Sopracornola (603 m slm), commissionato dalla Parrocchia dell’Immacolata Concezione di Maria Santissima per volere dell’allora compianto Parroco don Mariano Carrara, grazie ad un’indagine propedeutica alla stesura della sezione “Terra” dedicata alla ricostruzione storica del territorio sopracornolese anche grazie all’ausilio delle cartografia storico-catastale, chi scrive ebbe l’opportunità di documentare fotograficamente le testimonianze relative alla pavimentazione originaria in pietra presente sia nel centro storico della località, nelle corti e nel reticolo viario interno, sia nella viabilità storica (strade comunali e consorziali) di collegamento con gli altri centri limitrofi (Lorentino, Moioli, Carenno e Favirano).
Tale lavoro risulta oggi più che mai prezioso, e costituisce un caso per la sua sistematicità, poiché ha conservato la memoria di quanto è stato poi modificato, e in alcuni casi ripristinato con nuovi materiali se non addirittura rimosso per sempre, a seguito dei lavori effettuati per la posa della nuova pavimentazione con relativi sottoservizi (nel caso del centro storico) e per il posizionamento delle tubature pertinenti alle fognature (nel caso dell’antico percorso storico di collegamento fra Sopracornola e Lorentino).
Si allega pertanto alla presente relazione una cernita di immagini rappresentative dell’esistente all’epoca in cui fu condotta l’indagine che produsse la pubblicazione in oggetto.
SOPRACORNOLA: Pavimentazione originaria in pietra presente sia nel centro storico della località, nelle corti e nel reticolo viario interno, sia nella viabilità storica di collegamento con gli altri centri limitrofi.